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Aprassia: che cos’è e come si manifesta


L’aprassia è un disturbo neuropsicologico a causa del quale la persona che ne soffre non è in grado di effettuare correttamente i movimenti volontari

Che cosa si intende per aprassia?

Con il termine aprassia si descrive l’incapacità di svolgere i movimenti volontari. La parola deriva dal greco “a-praxìa”, in cui l’alfa privativa precede il verbo fare e, quindi, letteralmente significa “impossibilità di fare”. 

Le persone che soffrono di questo disturbo di tipo neuropsicologico fanno fatica anche solo a ricordare le sequenze di movimenti necessarie a portare a termine compiti complessi, ma anche operazioni più semplici. Ciò succede anche nel caso in cui la persona abbia le capacità fisiche di svolgere determinati compiti.

Nella maggior parte dei casi, chi soffre di aprassia non è consapevole di avere questo deficit.

Le forme di aprassia sono molteplici e classificabili a seconda delle aree del cervello colpite e delle conseguenze determinate dalle lesioni:

  • aprassia ideativa: incapacità di eseguire nella giusta sequenza temporale i movimenti, conseguenza di una lesione cerebrale a livello della corteccia secondaria parietale e della corteccia premotoria
  • aprassia ideomotoria: impossibilità di eseguire movimenti ideati. La persona sa pianificare il gesto in modo corretto, ma non è in grado di metterlo in pratica. Questo tipo di aprassia è dovuta a lesioni nell’emisfero sinistro dell’encefalo, in particolare a livello della regione laterale pre motoria, del lobo parietale e del corpo calloso
  • aprassia costruttiva: incapacità di riprodurre configurazioni a due o tre dimensioni, conseguenza di danni cerebrali, nella maggior parte dei casi, sia a carico dell’emisfero sinistro sia di quello destro
  • aprassia del tronco: deficit di coordinamento dei movimenti del tronco e conseguente incapacità di eseguirli per una specifica finalità
  • aprassia buccofacciale: ad essere coinvolti, in questo caso, sono i muscoli cervicali e la bocca. Si manifesta nell’incapacità di svolgere movimenti indicativi, anche per imitazione, conseguenza di danni all’emisfero sinistro, alla regione postrolandica e prerolandica
  • aprassia del linguaggio verbale: la persona che soffre di questa forma di aprassia non è in grado di articolare correttamente le parole, perché incapace di attivare la sequenza muscolare necessaria a parlare
  • aprassia acrocinetica: questa tipologia di aprassia si manifesta con una gesticolazione goffa e bizzarra, movimenti disorganizzati e assenza di una coordinazione spontanea.

Chi soffre di aprassia?

Abbiamo visto come la causa principale dell’aprassia sia una lesione cerebrale. A seconda dell’area colpita, poi, il disturbo si declina nelle varie forme che abbiamo descritto. Solitamente, i danni sono carico dei lobi parietali o dei collegamenti nervosi che mettono in comunicazione questi lobi con altre regioni del cervello.

A loro volta, le lesioni possono avere diverse cause quali, ad esempio:

Tre pazienti su dieci, che hanno una lesione a carico dell’emisfero sinistro del cervello, sviluppano anche una forma di aprassia.

Come detto, il profilo di una persona che soffre di aprassia comprende anche l’inconsapevolezza rispetto alla propria condizione, unita al fatto che sia le capacità che la volontà motorie risultano inalterate.

Come si cura l’aprassia?

Per provare a elaborare una strategia terapeutica per il trattamento dell’aprassia, è necessario innanzitutto individuare la causa del disturbo. Dopodiché, si può intervenire con percorsi fisioterapici e terapie occupazionali.

Ad oggi, in ogni caso, non è stato ancora elaborato un trattamento ad hoc per l’aprassia.

Con le terapie occupazionali e la fisioterapia, infatti, non si tratta direttamente l’aprassia, ma si insegna alle persone che ne soffrono a muoversi in sicurezza, si forniscono i dispositivi più funzionali a questo scopo e, in generale, li si aiuta a convivere con il disturbo preservando la qualità della vita.

Anche la logopedia può essere utile per le forme di aprassia verbale, attraverso la ripetizione di alcuni esercizi finalizzati alla riproduzione di determinati suoni. Per le forme gravi, possono essere forniti strumenti di comunicazione alternativi come tavole di immagini o lettere e dispositivi elettronici dotati di display e tastiere.

L’aprassia è considerata una patologia invalidante che, tuttavia, nelle forme meno severe, tende a guarire in modo autonomo. Ad esempio, otto pazienti su dieci che soffrono della forma ideomotoria guariscono senza dover ricorrere ad alcun trattamento farmacologico o riabilitativo.

Per le forme gravi di aprassia, invece, la prognosi è assai meno favorevole e, anzi, evidenze scientifiche dimostrano come la sintomatologia del disturbo possa peggiorare con il progredire dell’età.