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Pubblicato inPatologie

Scabbia: cause, sintomi e trattamenti

La scabbia è una patologia infettiva della pelle causata da un acaro e altamente contagiosa. Come si trasmette e come può essere curata?

Cos’è la scabbia?

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La scabbia è una patologia infettiva della pelle causata da un acaro, particolarmente contagiosa e, di conseguenza, facilmente trasmissibile da persona a persona attraverso il contatto fisico diretto.

Il contatto può avvenire tra pelle e pelle, ma anche tra pelle e mucose oppure in maniera diretta con vestiti o lenzuola contaminati.

Il contatto diretto rimane il principale fattore di rischio principale per questa malattia, particolarmente frequente all’interno dei nuclei familiari, dove i membri condividono lo stesso ambiente per lunghi periodi.

È piuttosto comune che la scabbia, alla luce delle sue modalità di trasmissione, si diffonda anche all’interno di luoghi particolarmente affollati come le scuole, le case di riposo, le caserme o, ancora, i centri di accoglienza.

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Come si prende la scabbia?

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La scabbia, come sopra indicato, si trasmette attraverso il contatto diretto e prolungato tra cute e cute. Il motivo per cui la trasmissione avviene solo in questo modo sta nel fatto che il parassita responsabile dell’infezione non è in grado né di saltare né di volare.

Nella maggior parte dei casi, perché la trasmissione avvenga, sono necessari circa dieci minuti di contatto diretto tra pelle e pelle. Ecco perché rappresentano un fattore di rischio per questa patologia anche i rapporti sessuali con persone infette.
Abbracci o strette di mano, solitamente, non devono invece destare particolari preoccupazioni.

La condivisione di lenzuola o altri oggetti, come avviene all’interno di una famiglia, può al contrario rappresentare un fattore di rischio, pur non essendo la più comune modalità di trasmissione dell’infezione parassitaria.

Quali sono le cause che fanno venire la scabbia?

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La causa della scabbia è rappresentata da un microscopico parassita chiamato acaro sarcoptes scabiei, dotato di otto zampe, e capace di scavare dei cunicoli al di sotto della cute. All’interno di questi ultimi gli esemplari femminili depositano successivamente le uova.

Le uova si schiudono nel giro di tre o quattro giorni dalla deposizione e le larve che ne fuoriescono risalgono la pelle percorrendo la superficie cutanea con l’obiettivo di colonizzare le aree circostanti o andare a infestare la cute di altre persone.

Questi parassiti sono in grado di scavare ad una velocità di circa tre millimetri al giorno arrivando a depositare tra una e tre uova ogni giorno.

Complessivamente, tra la deposizione delle uova e il completamento dello sviluppo di un acaro adulto possono trascorrere fino a circa 13 giorni, mentre la speranza di vita di questi parassiti è compresa tra le quattro e le sei settimane.

Nei casi di scabbia crostosa, una forma di infestazione caratterizzata da un’anomala risposta del sistema immunitario dell’ospite, gli acari della scabbia possono proliferare moltiplicandosi in milioni.

La scabbia viene dallo sporco?

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Il mito che la scabbia sia diretta conseguenza, o quantomeno indice di scarsa igiene personale non corrisponde a realtà: l’infestazione può colpire chiunque.

La trasmissione è favorita da ambienti affollati e carenti condizioni igienico-sanitarie, e avviene soprattutto via contatto diretto, non attraverso lo sporco. Una buona igiene cutanea è comunque utile a ridurre la presenza dell’acaro, ma non previene completamente la scabbia né rappresenta una cura.

Quali sono i primi sintomi della scabbia?

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In genere, per le persone che non hanno mai avuto la malattia in passato, il periodo di incubazione della scabbia è di alcune settimane. Le prime manifestazioni sintomatologiche compaiono infatti a distanza di circa tre o sei settimane dal contagio.

In caso di seconda infezione, invece, il tempo di decorrenza è decisamente più ridotto e può essere compreso tra uno e quattro giorni. In quest’ultimo caso, infatti, il sistema immunitario della persona, che è già entrato in contatto con il parassita, lo riconosce prima garantendo una risposta più tempestiva.

Il principale sintomo della scabbia, come anticipato, è il prurito intenso, che si può presentare in maniera più acuta durante le ore della notte o dopo aver fatto un bagno caldo, in quanto l’attività degli acari è stimolata dalle temperature più alte.

Il primo segno tipico è un prurito, che spesso peggiora nelle ore notturne o dopo bagni caldi, perché il calore stimola l’attività degli acari. Tale prurito può disturbare il sonno e portare al grattamento continuo, con rischio di lesioni secondarie.

Durante la prima infestazione, i sintomi emergono dopo 2, 6 settimane; in caso di reinfestazione, compaiono invece in pochi giorni. Se non trattata, l’eruzione cutanea e il prurito tendono a intensificarsi, favorendo complicanze come eczema o sovrainfezioni batteriche.

Come capire se si ha la scabbia?

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L’infezione parassitaria si manifesta successivamente con protuberanze di piccole dimensioni che provocano dolore, pustole e vesciche che rischiano di rompersi nel momento in cui vengono grattate.

Le aree della cute nelle quali il paziente accusa il prurito possono risultare squamose, più spesse e ricoprirsi di croste e lesioni dovute all’azione del grattarsi.

Sulla pelle possono manifestarsi segni visibili della presenza degli acari i quali, oltre a scavare cunicoli, possono rilasciare escrementi e saliva.

Le eruzioni cutanee dovute alla scabbia si presentano quindi, nella maggior parte dei casi, con macchioline rosse che si possono piagare formando successivamente delle croste. Nei bambini e nei pazienti anziani, possono essere coinvolte anche le superfici cutanee del cuoio capelluto e collo a causa di un sistema immunitario più debole di quello di un adulto sano.

L’infezione può causare la comparsa di vescicole sulle superfici che non hanno ancora peli nei bambini di età inferiore ai due anni. Raramente questa patologia colpisce neonati da meno di due mesi.

La scabbia crostosa norvegese

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Una forma più severa di scabbia è la scabbia norvegese o crostosa, che può insorgere in pazienti con sistema immunitario compromesso, come gli anziani o gli individui che seguono terapie immunosoppressive.

Questa infestazione è caratterizzata dalla formazione di spesse croste le quali contengono un numero elevatissimo sia di acari sia di uova. Ciò rende l’individuo che ne è affetto particolarmente contagioso anche attraverso la trasmissione indiretta (tramite lenzuola o vestiti).

I pazienti affetti da scabbia norvegese non necessariamente mostrano i classici sintomi della malattia come le eruzioni cutanee o il prurito. Tuttavia è richiesta una terapia aggressiva e tempestiva per evitare complicanze e ridurre il rischio che vengano innescati dei focolai.

Chi ha la scabbia deve stare in isolamento?

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Chi ha contratto la scabbia deve evitare i contatti diretti fino alla completa guarigione. Per questo motivo è necessario seguire qualche giorno di isolamento onde scongiurare la trasmissione del parassita, che potrebbe dare adito a focolai particolarmente ostici da risolvere una volta partita l’infezione.

Se possibile, la persona affetta da scabbia dovrebbe rimanere a casa dal lavoro o dalla scuola per evitare di diffondere la malattia in contesti affollati.

In casa, se la disposizione lo consente, è consigliabile usare una camera da letto e un bagno separati dagli altri membri della famiglia. È molto importante anche lavare frequentemente le mani per evitare di diffondere il parassita

Come precauzione, le lesioni cutanee dovrebbero essere coperte con abiti larghi o bende per evitare il contatto diretto con la pelle di altre persone.

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Trattamento della scabbia

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Il trattamento si articola in tre fasi distinte, coordinate per estirpare l’acaro, alleviare i sintomi e prevenire la reinfestazione:

  • terapia scabicida: nella scabbia classica, si applica la permetrina al 5% su tutto il corpo (dal collo in giù) la sera, lasciandola agire per 8–14 ore. Spesso è sufficiente un’unica applicazione, ma si consiglia un secondo trattamento a distanza di una settimana per sicurezza. Se la forma è resistente o complicata (ad esempio scabbia crostosa) oppure in soggetti immunodepressi, si ricorre all’ivermectina orale, somministrata due volte a distanza di 7, 14 giorni
  • trattamento dei contatti: tutti i conviventi o chi ha avuto contatto pelle‑pelle prolungato devono ricevere lo stesso trattamento, indipendentemente dalla presenza di sintomi, per interrompere il ciclo di reinfestazione
  • decontaminazione ambientale e follow‑up – Biancheria, vestiti e asciugamani usati nei tre giorni precedenti devono essere lavati a ≥ 60 °C o sigillati per almeno 72 ore. Dopo il trattamento, il prurito può persistere per alcune settimane. non indica fallimento, ma reazioni a residui di acari morti. Se dopo 2, 4 settimane tornano sintomi o compaiono nuove lesioni, è opportuno ripetere il trattamento e rivalutare il piano terapeutico.

Quanto dura la scabbia se non viene curata?

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Se curata, la scabbia può durare per mesi o addirittura anni.
L’acaro della scabbia può vivere sulla pelle umana per diverso tempo e continuare a riprodursi, causando costanti lesioni cutanee e altri problemi della pelle.

In alcuni casi, la scabbia non curata può portare a complicazioni più gravi, come infezioni batteriche della pelle o la glomerulonefrite, un’infiammazione dei reni.

Possibili complicazioni

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Se la scabbia non viene trattata tempestivamente, il prurito persistente può essere causa di episodi di insonnia, con conseguenze rilevanti sul benessere psico-fisico. Lo sfregamento continuo, da non sottovalutare, favorisce lesioni nella pelle, a loro volta porte d’ingresso per batteri, in particolare Staphylococcus e Streptococcus. Di qui allo sviluppo di infezioni secondarie il passo può essere breve.

Nelle forme croniche o crostose, l’infestazione può durare mesi o anni, aumentando il rischio di epidemie locali in contesti collettivi come case di riposo o comunità.

Prevenzione e consigli

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Per prevenire la scabbia, evitare contatti stretti prolungati con persone infette; in ambienti ad alto rischio, come ad esempio, scuole, case di riposo, comunità, palestre, va tenuta separata la biancheria personale.

Se viene accertato un caso di scabbia, tutti i conviventi della persona colpita dovrebbero farsi visitare o trattare per tempo, anche se asintomatici. Si consiglia di lavare ad almeno 60 °C vestiti, asciugamani e lenzuola, oltre che disinfettare materassi e cuscini.

Se poi si ha il sospetto di scabbia, si deve consultare un dermatologo per avere una diagnosi precoce e iniziare tempestivamente il trattamento con farmaci scabicidi.