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L’epatite B è una malattia infettiva acuta che determina l’infiammazione del fegato; è causata dal virus dell’epatite B, HBV. Questo virus, dopo la forma A, rappresenta la seconda causa di epatite virale acuta.
Il test per l’epatite B viene svolto sia per screening, sia per svolgere una diagnosi di epatite B cronica oppure acuta. Il test viene svolto anche per il monitoraggio della patologia e della eventuale terapia in corso. In quarta battuta, il test permette di rilevare una precedente esposizione al virus o la possibilità di epatiti pregresse.
L’infezione può essere:
Una volta avvenuto il contagio, il virus può comunque avere una incubazione compresa tra i 45 e i 180 giorni, con una media effettiva di 2, 3 mesi. La persona infetta presenta sintomi divisibili in due periodi:
In assenza di cure, l’infezione cronica può determinare nei pazienti un maggiore rischio di contrarre cirrosi epatica e di epatocarcinoma.
La trasmissione del virus dell’epatite B può essere determinata da contatto diretto con del sangue infetto, quindi anche per via parenterale, e dall’esposizione a fluidi corporei come liquidi vaginali e sperma.
L’epatite B, inoltre, può esser trasmessa da madre, infetta, al proprio neonato.
Le analisi per diagnosticare l’infezione dovuta al virus HBV possono essere prescritte quando il paziente manifesta i sintomi che sono stati indicati. Più precisamente:
Il test per l’epatite B permette di:
Ad essere prelevato è un campione di sangue venoso. L’esame si svolge di prima mattina, a digiuno, e non prevede alcun tipo di preparazione.
Con il campione di sangue venoso si può rilevare la presenza del marcatore dell’infezione, HBsAG, chiamato anche antigene Australia. È un antigene di superficie, il marker per l’infezione del virus dell’epatite B.
Si può svolgere l’esame, per determinare l’infezione, dopo 1 o massimo 6 settimane dall’esordio dei sintomi. In caso di guarigione, il paziente ha risultati negativi dopo 4, massimo 6 mesi.
Accanto al test per l’epatite B, è possibile che siano prescritti altri esami routinari come ALT (alanina aminotransferasi) e AST (aspartato aminotransferasi). Risultano di estrema importanza ai fini diagnostici, nei casi in cui mancassero sintomi chiari e univoci.
È consigliabile, per svolgere il test dell’epatite B, aspettare non meno di un mese dopo la vaccinazione per il virus HBV. La causa risiede nella eventualità che emergano falsi positivi appena dopo l’inoculazione del vaccino.
Il virus dell’epatite B si trasmette sì per via parentale, per mezzo del sangue e dei liquidi biologici, ma non può diffondersi per mezzo di contatti più superficiali, come ad esempio colpi di tosse, starnuti o strette di mano.
Particolarmente a rischio contagio sono i soggetti fragili, in dialisi o sottoposti a chemioterapia, incluso il personale ospedaliero. Si ricorda, in conclusione, che un soggetto infetto è veicolo di contagio anche se asintomatico.